Cuore di seta è il romanzo autobiografico dell’attore, interprete e mediatore culturale Shi Yang Shi edito nel 2017 da Mondadori. Shi Yang Shi è diventato ufficialmente cittadino italiano nel 2006.
Cuore di seta racconta la storia di quello che potrebbe essere un qualsiasi ragazzino cinese sradicato dai suoi affetti, dalla sua terra e dalle sue abitudini e routine all’età di 11 anni in un processo migratorio scelto per lui, che lo porterà a diventare grande, a scoprire e capire se stesso e a diventare chi voleva veramente essere.
Come per molti migranti cinesi che scelgono il nostro paese per vivere, la partenza sua e di sua madre non è dovuta a difficoltà economiche (la famiglia è benestante, il padre ingegnere, la madre medico di medicina tradizionale), ma trasferirsi all’estero era ed è tutt’ora considerato un avanzamento dello status sociale, è un prestigio realizzarsi all’estero.
E così, pagina dopo pagina, vediamo crescere questo ragazzino, all’inizio impaurito dal dover viaggiare in incognito e dal dover mentire sulla sua identità, dalle difficoltà linguistiche, da usi e costumi diversi dai suoi (davvero si può bere l’acqua del rubinetto senza bollirla? Il più bravo della classe è davvero preso in giro in Italia? E perché se gli studenti sono così pochi nelle classi italiane rispetto a quelle cinesi, sono tutti distratti?), e poi arrabbiato per dover lavorare per mantenere se stesso e la mamma, per dover fare da interprete agli stessi colloqui genitori-insegnanti in cui si parla di lui. E ancora atterrito dalla propria sessualità e dall’idea che i suoi potrebbero scoprire la sua omosessualità. Ed infine fiero ed orgoglioso che prende in mano la propria vita, si libera da macigni e fardelli e diventa ciò che vuole essere.
Apprezzatissimi nella lettura i riferimenti in pinyin a parole, frasi e modi di dire cinesi (che pure scompaiono con l’adattamento del piccolo Shi Yang Shi alla vita italiana, come se vi fosse un parallelo tra la narrazione e l’utilizzo della lingua nella vita quotidiana).
Molti anche i rimandi storici, al periodo della Rivoluzione Culturale ad esempio, e culturali (il concetto di pietà filiale è più volte citato, così come sono presenti cenni di medicina cinese tradizionale e tanti piccoli aneddoti legati al periodo della scuola primaria in Cina) che permettono al lettore di capire il perché di questo strappo nel delicato cuore dell’autore, quel famoso cuore di seta, tanto che quasi si avverte il dolore provato dal protagonista.
Letto tutto d’un fiato e consigliatissimo. Cuore di seta permette di vedere con occhi diversi tutti quei migranti cinesi che si autosfruttano per emergere, per ripagare quel debito di gratitudine, che si sforzano per realizzarsi.
Cuore di seta è un libro da leggere per capire la cultura cinese, per capire i migranti cinesi, per tutti quelli che si sentono un po’ “banana” (gialli fuori e bianchi dentro) o “uovo” (bianchi fuori e gialli dentro).
Io sono cinese. E sono italiano. Mi sento un albero anfibio in grado di vivere sia nell’acqua sia sulla terra, ma con le radici sprofondate nell’eredità culturale e spirituale degli uomini, a partire da quella dei miei antenati.
Shi Yang Shi